Dietro le quinte della scissione Freenode–Libera.chat: tutta la verità
📜 Contesto storico – Le origini di Freenode
Fino al 2021, Freenode era la principale rete IRC per i progetti open source, uno spazio virtuale di collaborazione tra sviluppatori, utenti e sostenitori del software libero. Nata con un’identità comunitaria e non commerciale, era gestita da volontari in spirito cooperativo.
Originariamente operava sotto la Peer-Directed Projects Center (PDPC), fondata da Rob Levin, alias lilo. Dopo la sua morte nel 2006, la rete proseguì grazie a uno staff di volontari, senza una struttura legale formalmente definita.
⚖️ La svolta legale e il caso “Rasengan”
Nel 2017, Christel Dahlskjaer, membro senior dello staff, registrò Freenode Limited nel Regno Unito. Nessuno dello staff si oppose, ma la società rimase sotto controllo individuale. Poco dopo, Andrew Lee (alias rasengan), imprenditore e fondatore di Private Internet Access, ne acquisì la proprietà.
Sebbene inizialmente Lee apparisse come un sostenitore della rete, divenne col tempo il titolare legale del dominio freenode.net
, accentrando il controllo di fatto su tutta la rete.
⏳ Anni di silenzio e tensioni latenti (2017–2021)
Per anni dopo l’acquisizione, tutto sembrò invariato: lo staff storico continuò a operare autonomamente, mentre Lee rimaneva defilato. Ma dietro questa apparente normalità, la struttura legale era già cambiata.
Questa ambiguità creò una situazione di disequilibrio: la comunità continuava a percepire Freenode come uno spazio libero e collaborativo, ma il potere legale era nelle mani di un singolo individuo.
🧠 Chi è davvero “rasengan”: tra VPN e nobiltà coreana
Andrew Lee è un imprenditore coreano-americano, fondatore del servizio VPN Private Internet Access. Figura carismatica e controversa, è noto anche per aver rivendicato il titolo di “Principe Ereditario di Corea”. Ha investito in progetti legati alla privacy, ma il suo stile gestionale, fortemente centralizzato, si è rivelato incompatibile con la filosofia di governance aperta che storicamente caratterizzava Freenode.
🔥 La crisi e la frattura
Nel 2021, Lee prese pieno controllo della rete, bloccando l’accesso SSH allo staff storico e riconfigurando l’infrastruttura senza preavviso. Lo staff lo accusò di censura, mancanza di trasparenza e rottura dei principi fondativi della rete.
Anziché avviare una costosa battaglia legale, gli amministratori storici optarono per una rottura definitiva: tutti si dimisero in blocco.
🚪 Nasce Libera.chat: una nuova rete, gli stessi valori
Nel maggio 2021 nacque Libera.chat, fondata dallo stesso staff storico, con il supporto della Free Software Foundation Europe. Obiettivo: tornare a un modello di governance aperta, trasparente e legalmente protetta.
In pochi giorni, migliaia di utenti e progetti (Debian, Ubuntu, KDE, GNOME…) migrarono. I server donati da università e fondazioni vennero trasferiti alla nuova rete, segnando una transizione rapida e simbolicamente potente.
💼 Perché lo staff ha lasciato
Lo staff di Freenode abbandonò la rete per protesta contro l’accentramento del potere da parte di Lee. Il controllo unilaterale minava l’essenza stessa di Freenode: una comunità gestita in modo condiviso. Piuttosto che legittimare un modello autoritario, scelsero di ricominciare altrove.
🧩 Il conflitto tecnico
La crisi fu anche tecnica: Lee cambiò l’accesso ai server, riconfigurò il dominio e rimosse lo staff. I vecchi amministratori risposero migrando i server sotto il loro controllo e creando da zero l’infrastruttura di Libera.chat.
🌍 La comunità open source risponde
La comunità open source reagì prontamente. I progetti principali migrarono su Libera.chat, riconoscendo nella nuova rete un ritorno ai valori di libertà, partecipazione e indipendenza che avevano definito Freenode.
💰 Il ruolo di donazioni e istituzioni pubbliche
Molti server erano stati donati da enti pubblici, università e utenti. Questi sostenitori confermarono la loro fiducia nello staff storico, spostando le risorse su Libera.chat, garantendole una solida base tecnica e morale.
📜 La lezione legale del caso Freenode
Il controllo del dominio freenode.net
da parte di Lee evidenziò una debolezza strutturale: l’assenza di una governance legale chiara e collettiva. Da questo episodio, molte comunità open source hanno compreso l’importanza di dotarsi di statuti trasparenti e fondazioni giuridiche indipendenti.
💔 L’impatto emotivo
Per lo staff, abbandonare Freenode fu doloroso. Non si trattava solo di un progetto tecnico, ma di una comunità vissuta e costruita per anni. La separazione fu un atto di coerenza, ma anche una perdita personale.
📡 Dove sono finiti i canali?
Oggi la maggior parte dei canali si è spostata su Libera.chat. Altri si sono frammentati su:
- Telegram – per utenti finali
- Discord – popolare tra le community giovani
- Matrix – in crescita tra gli amanti del software federato
- Slack / Rocket.Chat – più usati in contesti aziendali
IRC resta attivo grazie a Libera.chat, ma la comunicazione della comunità open source sta evolvendo in modo più distribuito.
🚀 Le sfide future di Libera.chat
Libera.chat deve affrontare la concorrenza di piattaforme moderne, garantendo sostenibilità e attrattività senza rinunciare alla propria indipendenza. La sfida è mantenere un equilibrio tra evoluzione tecnica e fedeltà ai propri principi.
🛡️ Conclusione: una lezione di governance
Il caso Freenode mostra come le comunità open source debbano proteggersi con strumenti legali adeguati. La trasparenza, da sola, non basta: serve anche una governance collettiva e resiliente.
Libera.chat, nata dalla frattura, incarna oggi i valori originari di Freenode, con una base solida su cui costruire il futuro dell’IRC e del software libero.